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Mer, 12 Nov 2025
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L’acqua del futuro è già qui – parte seconda

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Prosegue con questa seconda parte, l’analisi che riguarda l’acqua potabile. Quell’acqua che tutti i giorni beviamo. Il dilemma è: quale acqua bere? quella del rubinetto? quella trattata dal depuratore? come possiamo prevenire ulteriori contaminazioni da parte di batteri? quali sono i sali minerali, fondamentali per il nostro organismo, che devono rimanere nel caso di depurazione anche casalinga?

Il team di neu [nòi] ha raccolto le analisi chimiche e batteriologiche relative all’acqua che beviamo tutti i giorni. I dati delle fontanelle pubbliche e rubinetti domestici sono stati confrontati con campioni di acqua minerale al fine di valutare e far meglio comprendere ai cittadini la qualità, anche organolettica, dell’acqua che scorre dal rubinetto di casa.

«Tutti i campioni prelevati risultano potabili e privi di microrganismi – ha dichiarato il professore Alessio Terenzi, docente di chimica dell’Università degli Studi di Palermo – e offrono un’alternativa valida e sostenibile rispetto alle acque imbottigliate».
Non può non tenersi conto che dal confronto è emerso anche che molti sistemi casalinghi di filtrazione non sono realmente benefici. I filtri a osmosi inversa, sempre più diffusi nelle casa, eliminano infatti anche minerali preziosi e sprecano fino a quattro litri di acqua per ogni litro filtrato. Le caraffe filtranti, invece, spesso favoriscono il proliferare di batteri.

Questi dati scientifici sovvertono le credenze fin ora seguite, i falsi miti per condurci ad una visione più consapevole.

Nel corso del convegno del 14 Ottobre (leggi la prima parte) è intervenuta anche Eleonora Piddu, responsabile della Fondazione Punto.Sud, la quale ha rimarcato la portata sociale e ambientale del progetto: «Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti e confidiamo che l’eco di H2Oh! possa continuare a generare consapevolezza e buone pratiche anche in futuro. La partecipazione attiva dei cittadini è la chiave per un cambiamento duraturo».

Infatti, proprio l’incontro non si è limitato a chiudere un percorso di ricerca, ma ha aperto una prospettiva nuova: quella di una pianificazione urbana dell’acqua. Neu [nòi] ha già avviato un dialogo con la Quarta Commissione Consiliare del Comune di Palermo, pronta a ricevere una proposta concreta da inserire nel nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG).

Cosa significa parlare di acqua oggi ?

«Parlare di acqua significa occuparsi del futuro delle città e dei territori agricoli – afferma Michelangelo Pavia –. È un paradosso ecologico e culturale che nelle nostre case si tiri lo sciacquone del bagno utilizzando acqua potabile. Per questo abbiamo protocollato due proposte: l’uso della fitodepurazione per il riuso delle acque reflue e l’introduzione di impianti idrici separati negli edifici. Avere un rubinetto dedicato all’acqua potabile e un ulteriore accesso a acqua non trattata è un gesto concreto di sostenibilità, ma anche un passo psicologico per rafforzare la fiducia dei cittadini nella qualità dell’acqua che scorre dal rubinetto principale».

Questo potrebbe essere il futuro delle nuove costruzioni abitative, prevedendo l’utilizzo di acqua potabile solo ai fini umani e acqua non potabile per utilizzi altri. Ciò permetterebbe di circolarizzare l’uso dell’acqua in un ottica legata al rispetto dell’ambiente e al riuso, visto che l’acqua potabile è così preziosa.

Cosa dobbiamo aspettarci in futuro? Che impatto avrà questo studio sulla gente? Potrà veramente sortire l’effetto sperato ovvero l’utilizzo più consapevole dell’acqua del rubinetto?

Sono ancora tante le risposte che dobbiamo attendere. Secondo il Prof. Terenzi «l’acqua erogata dall’Amap è assolutamente potabile, possiamo berla. Le analisi, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi, sono state effettuate da un laboratorio indipendente, terzo Laboratorio di Analisi Gabriele Balestri. C’è ancora un forte scetticismo da parte della gente ma questo dipende da una mancata comunicazione efficace delle amministrazioni comunali e dalle società di gestione, come l’Amap a Palermo, con la quale non siamo riusciti a comunicare, nonostante le nostre osservazioni fossero a favore dell’acqua pubblica e quindi a favore dell’operato di Amap. Mi aspetto, come tra l’altro promesso dall’Assessore alle politiche ambientali, un rapporto diretto con Amap e amministrazione comunale al fine di realizzare una comunicazione più efficace per favorire l’uso dell’acqua potabile».

Vincere il timore, lo scetticismo e i falsi miti: è questa la sfida da affrontare per far comprendere che l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti è pulita e potabile. E’ inoltre necessario far comprendere ai cittadini che l’uso diretto di questa acqua porta ad un risparmio tangibile e, inoltre, evita il consumo di acque in bottiglia che generano plastica come rifiuto.

L’Amap assicura un controllo ciclico e costante dell’acqua che arriva nelle abitazioni ma, non comunicando i dati di queste analisi, il dato non arriva alla cittadinanza.

Solo così possiamo permettere che si attivi il circolo virtuoso della responsabilità ambientale, riducendo l’uso della plastica, limitando trasporti, e quindi emissioni, e restituendo al pianeta un po’ di respiro. Respiro per noi vitale. Come ricordava lo slogan del progetto, «Cosa ci serve per fidarci dell’acqua pubblica?», la risposta non si trova solo nei dati, ma nella comunicazione dei dati scientifici raccolti e certificati ma sopratutto nel coraggio di tutti i cittadini di cambiare abitudini.

Perchè l’acqua del nostro futuro è già qui ed è disponibile. Crederci è possibile, bicchiere dopo bicchiere, insieme per un futuro sostenibile.

Federica Dolce

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