La lotta al riciclaggio di denaro (Anti-Money Laundering – AML) e al finanziamento del terrorismo (Countering the Financing of Terrorism – CFT) è oggi una priorità a livello mondiale. Ma questo non è sempre stato così. La consapevolezza del problema e la costruzione di un vero e proprio impianto normativo internazionale si sono sviluppate nel corso degli ultimi decenni, in risposta a fenomeni criminali sempre più sofisticati e transnazionali.
Le prime avvisaglie del problema
Il fenomeno del riciclaggio non è recente. Già negli anni ’20, durante il proibizionismo negli Stati Uniti, le organizzazioni criminali cercavano modi per “ripulire” i proventi ottenuti illegalmente dal traffico di alcolici. Tuttavia, è solo dagli anni ’70, con l’esplosione del narcotraffico internazionale, che il riciclaggio è diventato un problema su scala globale.
Il primo passo concreto: la Convenzione di Vienna (1988)
Nel 1988, con la firma della Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti, conosciuta come Convenzione di Vienna, si pone la prima pietra di un approccio internazionale contro il riciclaggio. Per la prima volta si chiede agli Stati di criminalizzare il riciclaggio e adottare misure per contrastarlo. Un passo storico che apre la strada a interventi più strutturati.
1989: nasce il GAFI/FATF
L’anno successivo, nel 1989, il G7 istituisce a Parigi il GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale), conosciuto anche come FATF (Financial Action Task Force). Questo organismo ha un compito ambizioso: definire e promuovere standard per combattere il riciclaggio su scala mondiale.
Nel 1990, il GAFI pubblica le “40 Raccomandazioni”, che diventano il punto di riferimento globale per le politiche AML. In seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, il mandato del GAFI si estende anche alla lotta contro il finanziamento del terrorismo, con l’aggiunta di 9 nuove raccomandazioni specifiche.
Una normativa sempre più globale e articolata
Nel tempo, il sistema AML-CFT si è evoluto per rispondere alle nuove sfide poste dalla criminalità finanziaria: si è passati da un focus esclusivo sul sistema bancario a un coinvolgimento più ampio di soggetti, come:
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notai e avvocati,
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intermediari immobiliari,
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casinò e giochi d’azzardo,
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operatori di criptovalute.
Anche organismi come l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno contribuito con direttive, raccomandazioni e programmi di assistenza tecnica ai Paesi meno attrezzati.
Un sistema in continuo aggiornamento
Oggi la normativa AML-CFT è un sistema multilivello, applicato a livello globale ma adattato ai contesti nazionali. Gli Stati sono sottoposti a valutazioni periodiche sulla qualità delle misure adottate, e chi non è in regola può subire gravi danni reputazionali ed economici.
Un aspetto centrale è l’adozione di un approccio basato sul rischio (risk-based approach): le risorse devono essere concentrate là dove i rischi di riciclaggio o finanziamento del terrorismo sono maggiori.
Perché è importante conoscere le origini della normativa AML-CFT?
Comprendere da dove nasce questa normativa ci aiuta a capirne meglio il senso e l’importanza. Non si tratta solo di un insieme di adempimenti burocratici, ma di una vera e propria difesa globale contro la criminalità organizzata e le reti terroristiche.
In un mondo interconnesso, prevenire l’uso illecito del sistema finanziario è una responsabilità condivisa: dagli Stati, dalle istituzioni finanziarie, dai professionisti, e anche dai cittadini.
Nei prossimi articoli ci addentreremo nella normativa Nazionale affrontando gli aspetti che ci riguardano nella vita quotidiana, sia in ambito privato sia in merito agli adempimenti relativi agli enti, alle imprese e ad alcune professioni specifiche.
Alessandro Pellerito







































