Ieri pomeriggio, domenica 7 settembre, a Palermo, la comunità della Fondazione “Casa Lavoro e Preghiera” ha celebrato i 125 anni dalla sua nascita. Non una semplice ricorrenza, ma la memoria viva di un’opera che porta ancora il segno del coraggio di Padre Giovanni Messina che scelse di vivere nel quartiere dell’Acquasanta, accanto alla sua gente, tra povertà, fatica, senza mai tirarsi indietro. Noi de l’altroparlante eravamo lì, nella chiesa del “Corpus Domini” dell’Istituto “Padre Messina” a Palermo, affollata e piena di volti venuti a partecipare alla festa. L’atmosfera era intensa, segnata da un senso di gratitudine e appartenenza.
Alle 17:30 l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha aperto la giornata con un saluto diretto e sentito: “Questo luogo deve continuare a essere un segno della carità di Dio per la cura soprattutto dei più fragili, in questo tempo in cui gli uomini stanno smettendo di essere umani. Padre Messina era dalla parte dei più piccoli e dei più deboli“.
Subito dopo si è celebrata la Messa di ringraziamento, presieduta da don Sergio Ciresi, direttore della Caritas diocesana. Al termine, suor M. Carla Tonelli, legale rappresentante della Fondazione, ha preso la parola. Poi lo stesso don Ciresi ha presentato il nuovo progetto di ristrutturazione dell’Istituto, che dovrebbe diventare “Hub del Mediterraneo”. Ha però voluto chiarire: “Siamo ancora all’inizio, non vogliamo creare false aspettative. Per questo preferisco parlarne con prudenza”. Un sogno che guarda al futuro, senza dimenticare le radici lasciate da Padre Messina: una casa, il lavoro, la preghiera, l’accoglienza degli ultimi.
La festa è proseguita con la musica dell’“Ateneo Musicale” diretto da Jlenia Ilarda e si è chiusa con un buffet condiviso, tra strette di mano, chiacchiere e sorrisi.
Centoventicinque anni dopo, l’opera di Padre Messina resta viva e capace di rinnovarsi. La sua lezione è ancora chiara e concreta.
