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Ven, 07 Nov 2025
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Columbus Day, tra coccarde e proteste

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Ogni anno, nel secondo lunedì di ottobre, gli Stati Uniti d’America dedicano una giornata all’“arrivo” di Cristoforo Colombo nelle Americhe: il Columbus Day. Ma dietro quella che per molti è una tradizione festiva, con parate, celebrazioni, commemorazioni, si cela un dibattito acceso che intreccia memorie storiche, contrapposizioni culturali e rivendicazioni politiche.

Le origini ufficiali del Columbus Day

L’idea di commemorare l’arrivo di Colombo nelle Americhe ha radici piuttosto antiche negli Stati Uniti. Già nel 1792, a New York, la Columbian Order, Società di San Tammany, organizzò una celebrazione per il terzo centenario dell’arrivo del navigatore. Nel corso del XIX secolo e dei primi del XX, la commemorazione assunse legami sempre più stretti con l’identità italo-americana, come simbolo dell’integrazione e del contributo culturale degli emigrati italiani. Nel 1937, il presidente Franklin D. Roosevelt rese il Columbus Day una festività nazionale negli Stati Uniti. Nel 1971, con una riforma delle festività federali, la data fu fissata al secondo lunedì di ottobre, una scelta che favoriva i “ponti” festivi. In questo modo la ricorrenza ha assunto un doppio valore: da un lato, rendere omaggio a un “grande esploratore”, secondo la tradizione celebrativa, dall’altro sancire un momento di identificazione per una comunità etnica nei contesti americani.

Il Columbus Day oggi, pratiche e simboli

Nei fatti, il Columbus Day è celebrato con una serie di eventi rituali che si sono radicati in molte città, in particolare dove è forte la presenza italo-americana. Una delle manifestazioni più imponenti è la parata di New York, che ogni anno attira migliaia di partecipanti. Il Columbus Citizens Foundation, organizzazione centrale nelle celebrazioni, propone una serie di eventi collaterali: cerimonie religiose, depositi di corone, eventi di gala.

Festival culturali e comunitari

In molte località con forte presenza italo-americana o con tradizioni italiane, nei giorni attorno al Columbus Day si svolgono festival, sagre, concerti, eventi gastronomici e attività culturali. Ad esempio il Federal Hill Columbus Weekend Festival a Providence (Rhode Island) celebra ogni anno con stand gastronomici e momenti di intrattenimento nel quartiere noto come “Little Italy”; il Columbus Italian Festival, in alcune città statunitensi, si articola su più giorni, con esposizioni culturali, musica e cucina italiana e nell’area di New York, in concomitanza con la parata si tengono eventi vari come concerti, manifestazioni ed eventi educativi. Sempre negli Stati Uniti si tiene il “Famous Food Festival” durante il Columbus Day Weekend al Tanger Outlets, a Deer Park, New York, che dura dal 10 al 13 ottobre 2025, offre più di 100 stand di cibo e arte e a Eastchester (NY) è programmato un carnival da domenica a lunedì con spettacoli, intrattenimento e giostre. Queste iniziative, spesso a carattere locale, rendono il Columbus Day, per molti, un’occasione sociale più che strettamente celebrativa del navigatore.

Le critiche alla figura di Cristoforo Colombo

Negli ultimi decenni, il Columbus Day ha visto crescere le contestazioni, in particolare da parte delle comunità indigene e da storici critici. Queste critiche si concentrano su diversi nodi.

Un primo cliché da sfatare è quello secondo cui Colombo “scoprì” l’America. In realtà le Americhe erano già abitate da popolazioni indigene da millenni, con proprie civiltà, culture e lingue. Esistono testimonianze che gli esploratori vichinghi, come Leif Erikson, avrebbero raggiunto parti dell’America del Nord (ad esempio la costa dell’attuale Terranova) ben prima del viaggio del 1492. Colombo stesso non “scoprì” il continente nordamericano come comunemente inteso: i suoi viaggi toccarono isole nei Caraibi, come Hispaniola e Cuba, e coste dell’America centrale e meridionale. La narrativa tradizionale tende a leggere il “nuovo mondo” come un teatro vuoto da scoprire, cancellando l’esistenza dei popoli indigeni.

Violenza, sfruttamento e colonialismo

Il fulcro delle critiche più aspre riguardano documenti storici mostrano che Colombo, nel ruolo di governatore delle colonie, adottò misure dure contro gli indigeni: stupri, schiavitù, torture, mutilazioni come taglio di mani per mancanze nella raccolta dell’oro, rapimenti per rivenderli come schiavi. Il sacerdote domenicano Bartolomé de Las Casas, contemporaneo di Colombo, denunciò gli abusi contro i popoli nativi nei territori spagnoli, criticando la brutalità della conquista. Anche nello stesso arco temporale, la corona spagnola intervenne per reprimere gli eccessi nelle colonie, a testimonianza che le violenze non erano ignorate. L’arrivo europeo portò anche malattie infettive come il vaiolo, per cui le popolazioni indigene non avevano immunità, causando epidemie devastanti. Ma il punto centrale è che la colonizzazione iniziata con viaggi come quello di Colombo inaugurò una fase storica di saccheggi territoriali, appropriazioni forzate di terre, assimilazioni culturali e, in molti casi, genocidi. Per tutte queste ragioni per molti attivisti e storici la celebrazione di Colombo appare come una forma di “celebrazione della colonizzazione”.

Le contestazioni contemporanee e il revisionismo

Negli ultimi anni il dibattito è esploso in modo più pubblico. In molte città statunitensi, statue di Colombo sono state rimosse, vandalizzate o vandalizzate come gesto simbolico di denuncia contro il simbolo della colonizzazione. Alcune amministrazioni locali hanno deciso di sostituire la dizione “Columbus Day” con “Indigenous Peoples’ Day” o altri nomi che intendono celebrare le popolazioni native e il loro ruolo storico. Molti movimenti delle popolazioni indigene hanno chiesto che, almeno per un giorno, venga riconosciuto il loro punto di vista e che la memoria storica venga bilanciata, non cancellata. Alcuni sostengono che chi contesta Colombo “lo ha calunniato”, sostenendo che molti degli atti violenti siano attribuibili ai colonizzatori successivi piuttosto che a Colombo stesso. Per esempio, la professoressa Carol Delaney ha affermato che “molti atti sono da ascrivere ai coloni, non a Colombo in prima persona”. C’è poi un discorso connesso all’identità italo-americana: alcune comunità affermano che la rimozione di celebrazioni legate a Colombo sia percepita come un attacco simbolico alla loro eredità culturale. Questa tensione tra identità locale, celebrativa, e memoria critica, denunciante, è al centro dell’evoluzione del Columbus Day nel mondo contemporaneo.

Le ragioni per cui alcuni rifiutano il Columbus Day

A partire dalle critiche storiche, sono emerse tendenze e motivazioni per cui molte persone e istituzioni non celebrano più o rimettono in discussione la ricorrenza.Per molti, Colombo rappresenta l’inizio di un’era di oppressione per i popoli indigeni. Celebrarlo equivale, di fatto, a celebrare la colonizzazione stessa. Con l’attenzione alla figura di Colombo, le pratiche celebrative spesso ignorano o marginalizzano la storia e le narrazioni dei popoli nativi, contribuendo all’erasure culturale. La storiografia moderna preferisce un’interpretazione più complessa del passato, che riconosca responsabilità, violenze e strutture di potere. In questo orizzonte molti sostengono che il Columbus Day vada contestualizzato o sostituito. Alcuni attivisti propongono che il giorno venga utilizzato per riflettere sul trauma storico, per promuovere la giustizia sociale e la visibilità delle comunità native. La rimozione di statue, il cambiamento dei nomi delle festività o delle istituzioni e i dibattiti pubblici riflettono una trasformazione dei valori simbolici nella società contemporanea. Secondo il Harvard Graduate School of Education, il “problema Columbus Day”, The Columbus Day Problem, è esattamente questa contraddizione: celebrarne l’immagine eroica senza mettere in luce le conseguenze storiche devastanti.

I casi di trasformazione, quando il Columbus Day cambia nome

Non tutti gli Stati, le città o le istituzioni hanno deciso di rinunciare al Columbus Day, ma in molti casi hanno optato per una riformulazione simbolica. In molte città e stati americani come ad esempio California, Vermont e New Mexico, il Columbus Day è stato affiancato o sostituito da una giornata dedicata alle popolazioni native. Alcuni luoghi mantengono Columbus Day, ma aggiungono eventi o riflessioni specifiche per dare visibilità alle comunità indigene, come conferenze, laboratori, cerimonie di riconoscimento. In certi casi, l’abolizione della festività legata a Colombo ha generato controversie legali. A Philadelphia, una causa che contestava la sostituzione della festività con Indigenous Peoples’ Day è stata respinta, con la motivazione che non vi era discriminazione verso gli italo-americani. Il Harvard Gazette ha trattato la questione in termini simbolici: proteste, rimozioni di statue e richieste di abolizione indicano che il Columbus Day potrebbe evolversi verso qualcosa di diverso. È importante sottolineare che queste trasformazioni non sono uniformi perchè in molti Stati del Sud o nel Midwest, il Columbus Day rimane festivo e celebrato con enfasi, anche per motivi culturali locali.

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