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Mer, 12 Nov 2025
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Via libera al DdL sull’intelligenza artificiale: principi, regole e primi casi giudiziari

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Approvato dal Senato lo scorso 17 settembre 2025, il disegno di legge sull’intelligenza artificiale (DdL 1146), che dopo l’approvazione definitiva del Parlamento diventerà legge dello Stato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il testo, composto da 28 articoli suddivisi in 6 capi, introduce principi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale.

L’obiettivo principale del Legislatore è quello di assicurare l’uso corretto, trasparente e responsabile dell’IA, che attraverso algoritmi e acquisizione massiva di dati tenta di simulare l’intelligenza umana. Contemporaneamente, si vuole garantire la vigilanza (in ambito economico e sociale) e il rispetto dei diritti fondamentali.

Il DdL precisa che le norme italiane vanno sempre applicate e interpretate alla luce della normativa comunitaria, in particolare del Regolamento (UE) 2024/1689 (AI Act), senza introdurre nuovi obblighi rispetto a quelli già previsti dall’Unione. La Costituzione italiana e il diritto europeo restano il faro normativo di riferimento.

Tra i principi ribaditi ci sono il rispetto dell’autonomia decisionale dell’uomo, la sorveglianza con intervento umano, la trasparenza, la proporzionalità, la sicurezza, la protezione dei dati personali, la riservatezza, l’accuratezza, la sostenibilità, la parità di genere e la tutela delle persone con disabilità.

Il disegno di legge richiede che l’IA non comprometta lo svolgimento democratico della vita istituzionale e politica, né la libertà del dibattito pubblico. Inoltre, affida allo Stato il compito di sviluppare il mondo produttivo attraverso nuove tecnologie, considerando l’intelligenza artificiale uno strumento per migliorare l’interazione uomo-macchina, avviare nuove attività economiche e creare un mercato innovativo.

Tuttavia, accanto agli aspetti positivi, non mancano le preoccupazioni. La Banca d’Italia ha segnalato i rischi dell’utilizzo dell’IA in ambito tributario: modelli non affidabili o discriminatori, violazione del principio del legittimo affidamento del contribuente e l’affidamento a provider esterni con aumento dei costi e problemi di sicurezza.

Anche l’ambito giudiziario inizia a confrontarsi con le criticità. Il Tribunale di Torino (Sezione lavoro), con ordinanza n. 1018 del 16 settembre 2025, ha condannato una ricorrente per “lite temeraria”, avendo presentato un ricorso redatto con l’ausilio dell’IA, giudicato un insieme disordinato e inconferente di citazioni normative e giurisprudenziali.

Salvatore Forastieri

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