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Ven, 07 Nov 2025
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L’acqua del futuro è già qui – parte prima

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Negli spazi dell’Ex-Noviziato dei Crociferi in via Torremuzza 20 a Palermo lo scorso 14 ottobre si è tenuto il convegno finale del progetto H2Oh!, un progetto che ha l’obiettivo di raccontare la verità sull’acqua pubblica a Palermo. Un evento di divulgazione promosso da neu [nòi] – spazio al lavoro APS e finanziato da Fondazione Punto.Sud, nell’ambito del progetto NoPlanetB,  e cofinanziato dall’Unione Europea, con il sostegno di Fondazione Cariplo.
L’evento, gratuito e aperto alla cittadinanza, ha rappresentato un’occasione unica per sfatare pregiudizi, condividere dati scientifici e restituire fiducia in un bene prezioso che scorre ogni giorno nelle nostre case: l’acqua del rubinetto.

Proprio neu [nòi], associazione da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente e nella promozione di uno stile di vita sostenibile, con H2Oh! ha voluto chiamare cittadini e istituzioni all’azione e alla partecipazione, al fine di promuovere un consumo idrico più consapevole, in risposta alla crescente siccità, all’inquinamento e alla crisi climatica. Il progetto proposto propone il rilancio dell’uso dell’acqua pubblica come alternativa valida ed ecologica alle bottiglie di plastica, contrastando la totale disinformazione ed i persistenti pregiudizi in merito a tale argomento.

Il progetto

Il progetto H2Oh! nasce dalla necessità di far comprendere che la percezione negativa sull’acqua di città è del tutto ingiustificata. Infatti, idagini recenti, come quelle di Legambiente, dimostrano che l’acqua di Palermo è tra le migliori d’Italia sia per la bassa presenza di PFAS, inquinanti esterni, sia per l’assenza di scorie industriali nei terreni.

Tuttavia, false supposizioni ancora persistono. Ad esempio, l’idea che l’acqua calcarea favorisca i calcoli renali, tesi oggi non supportata dalla scienza.

Proprio tale errata convinzione è stata del tutto smentita dalla nefrologa Caterina Carollo che ha citato uno studio pubblicato sull’International Journal of Surgery, che ha monitorato oltre 10.000 soggetti per vent’anni e ha dimostrato che «più acqua del rubinetto si consuma, meno calcoli renali si formano».  Ma non è tutto, infatti, «lo stesso studio evidenzia che non esiste alcun effetto protettivo da parte dell’acqua imbottigliata», ha aggiunto la docente dell’Università di Palermo, ribadendo che la qualità dell’acqua pubblica non è solo sicura, ma da quanto rilevato, persino salutare. La Dott.ssa Caterina Carollo ha inoltre chiarito la infondati convinzioni circa la salubrità dell’acqua, come quella del calcare e ha spiegato come il sapore di cloro sia solo un segno di sicurezza.

Ma è un dato di fatto che le riserve mentali sono ancora tante e la gente non ha ancora piena fiducia di quanto asserito su tali argomenti, con la conseguenza  che il 43% degli italiani beve esclusivamente acqua confezionata, con un consumo nazionale di circa 8 miliardi di bottiglie di plastica l’anno.

Solo un terzo di queste viene riciclato, mentre il resto contribuisce a inquinare mari e terre, alimentando le cosiddette “isole di plastica”.

La situazione a Palermo

A Palermo, una stima approssimativa, indica che ogni giorno vengano sprecati circa 220.000 bottiglie di plastica, più di 80 milioni l’anno, equivalenti alla superficie di 365 campi da calcio. Un campo al giorno, per un anno intero.
Cerchiamo di capire come è stato svolto il progetto che ha portato a sorprendenti risultati.

Il progetto H2Oh! ha seguito un approccio scientifico e partecipativo: per mesi il team di neu [nòi] ha condotto analisi chimiche e batteriologiche certificate su fontanelle pubbliche in diversi quartieri della città, affiancate da test comparativi in cieco con i cittadini, per dimostrare quanto la percezione potesse differire dalla realtà.

Attraverso una campagna di comunicazione mirata, dati, grafici e spiegazioni semplici, il progetto ha messo in evidenza i vantaggi ambientali, economici e salutistici, derivanti dall’utilizzo dell’acqua del rubinetto, dimostrando che fidarsi dell’acqua pubblica è una scelta sostenibile e principalmente sicura.
I lavori durante l’incontro di ieri sono stati aperti da Michelangelo Pavia, presidente di neu [nòi] e responsabile del progetto, seguito dagli interventi istituzionali dei rappresentanti della Pubblica Amministrazione, a testimoniare l’impegno comune verso un uso responsabile delle risorse idriche.

«L’interesse delle donne – ha raccontato Michelangelo Pavia, – è mosso non solo dalla preoccupazione per i rischi sulla salute, ma anche dal peso fisico e ambientale del trasporto delle casse d’acqua e dello smaltimento della plastica. Io credo che la città sia abbastanza pronta per un cambiamento, ma questo passa da un atto di fiducia: il cambiamento avviene quando la conoscenza incontra la fiducia. Per costruirla, serve maggiore trasparenza da parte dell’ente gestore, l’AMAP.»

Pavia ha, inoltre, sottolineato come l’attuale “Carta d’identità dell’Acqua” risalga al 2016 e che le analisi dell’acqua fruibile attraverso le fontanelle pubbliche siano ferme al 2021.

«Con H2Oh! abbiamo voluto colmare questo gap informativo, fornendo dati scientifici indipendenti. – dice Pavia – Chiediamo che i risultati vengano pubblicati con chiarezza e aggiornati con riferimenti temporali e spaziali, per sostenere campagne di sensibilizzazione più efficaci».

Questo passaggio potrebbe essere determinante per riconquistare la fiducia della gente nell’utilizzo dell’acqua del rubinetto.

Federica Dolce

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