La fregata della Marina Militare italiana affiancherà a distanza la Global Sumud Flotilla per garantire la sicurezza dei connazionali. L’ASGI ribadisce: l’azione umanitaria è conforme al diritto internazionale, il blocco navale israeliano no.
Mercoledì, la Nave Alpino, fregata missilistica della Marina Militare, tra le cento e le centoventi miglia nautiche di distanza dalle coste della Striscia di Gaza darà un messaggio alla Global Sumud Flotilla in cui sarà specificato, che “la nave militare ferma in quella zona la propria navigazione e per loro proseguire sarà pericoloso”. Si tratta di una presenza armata ma discreta, in una zona dove ogni mossa è diplomazia.
Secondo quanto ha riferito in Parlamento il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, Nave Alpino si limiterà a operazioni di “soccorso, assistenza e protezione” dei connazionali, anche e soprattutto perché non è intenzione dell’Italia “muovere navi militari per dichiarare guerra a un paese amico”.
La decisione dell’equipaggio della Flotilla di non aderire all’invito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di consegnare gli aiuti al cardinale Pizzaballa perché provveda alla distribuzione al popolo di Gaza dimostra la ferma volontà di creare un grave incidente internazionale.
Ricordiamo che la “Global Sumud Flotilla”, il cui nome deriva da ṣumūd, una parola araba che significa “resistenza”, è un movimento sorto nel 2006 durante la guerra tra Israele e Libano ed è un’iniziativa umanitaria internazionale portata avanti dal mese di luglio dalla convergenza di diversi movimenti attivisti e umanitari, tra cui la Freedom Flotilla Coalition, il Global Movement to Gaza, la Carovana Sumud (proveniente dal Magreb) e la Sumud Nusantara (dalla Malesia), volta a consegnare alla popolazione palestinese tonnellate di aiuti alimentari nel tentativo di rompere il blocco navale israeliano che vieta dal 2008 l’ingresso delle navi nei porti della Striscia di Gaza e, dal 3 gennaio 2009, anche nelle acque territoriali fino a 20 miglia dalla costa e stabilire un corridoio umanitario.
La Flotilla il 19 settembre è salpata da Portopalo di Capo Passero (SR) con 18 imbarcazioni italiane in tutto 44 arrivate dalla Spagna e dalla Tunisia per poi proseguire la rotta verso Gaza. Le autorità marittime, in questo caso la Capitaneria di Porto, non hanno fornito supporto diretto alla partenza della flotta, dato che si tratta di un’iniziativa civile non autorizzata dalle autorità, ma hanno vigilato sulla navigazione per garantire la sicurezza in mare.
Il comitato direttivo della GSF ha deciso di installare su ogni imbarcazione un dispositivo GPS, in modo da trasmettere in tempo reale le loro rispettive coordinate e i loro movimenti su una mappa interattiva, accessibile tramite il sito ufficiale https://freedomflotilla.org/ffc-tracker/ della coalizione stessa. Il sistema di tracking è stato progettato dall’organizzazione Forensic Architecture, di base a Londra, in modo da tutelare i membri della spedizione in caso di possibili interventi militari. Gli attivisti a bordo delle imbarcazioni hanno anche sfruttato il sistema satellitare Starlink, in modo da garantire la stabilità della connessione internet anche in alto mare e continuare a pubblicare aggiornamenti.
Dopo gli attacchi con i droni nella notte tra il 23 e il 24 settembre alla Flotilla, il Ministero della Difesa ha deciso di mandare in appoggio la fregata Virgilio Fasan, imbarcazione che era già impegnata nell’operazione “Mediterraneo Sicuro”, una missione attiva dal 2015 e volta a mantenere stabilità e sicurezza nelle acque internazionali. In giornata è stato deciso il cambio di piano: “Non ci saranno due navi contemporaneamente impiegate nell’area”, ha detto Crosetto. Se dunque la nave Alpino era stata mandata inizialmente come rinforzo, a breve sarà l’unica imbarcazione italiana di supporto alla missione umanitaria diretta sulle coste di Gaza.
A bordo delle tante imbarcazioni, infatti, ci sono anche parlamentari ed europarlamentari. Lo scopo principale della missione sembra essere quello deterrente. La nave fiancheggerà a distanza di circa 50 miglia la Flotilla, mentre continua a dirigersi verso la Striscia di Gaza. E resterà con gli attivisti fino a quanto non entreranno nelle acque israeliane. Come ha sottolineato oggi il ministro della Difesa Guido Crosetto, “la tutela e la sicurezza dei nostri connazionali non potrà più essere garantita, in quanto Alpino non potrà entrare e operare in acque territoriali di un altro paese”.
Ma cosa dice il diritto internazionale sul blocco navale? Secondo l’ASGI, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, *“riteniamo indispensabile dare il proprio contributo facendo chiarezza sulle norme del diritto internazionale applicabili, e sulle responsabilità di chi quelle norme viola. Innanzitutto, è necessario ribadire che l’azione della Global Sumud Flottilla è perfettamente conforme al diritto internazionale e non sta violando alcuna norma. E ciò né con riferimento all’attuale navigazione in acque internazionali, né nel prosieguo della propria rotta fino alle coste di Gaza.
Costituiscono invece palese violazione del diritto internazionale l’attacco armato alle imbarcazioni della Sumud Flottilla, il blocco navale israeliano al largo di Gaza con l’isolamento della striscia e la conseguente carestia che ha colpito la popolazione civile, il considerare come israeliane le acque antistanti la costa di Gaza. Con riferimento alla qualificazione giuridica delle acque antistanti Gaza va infatti ribadito che i limiti di quelle acque non segnano i confini di Israele né acque territoriali israeliane, bensì palestinesi, e ciò indipendentemente dalla scelta politica di riconoscere o meno lo Stato di Palestina.
Il diritto internazionale impone, infatti, che non si possano riconoscere effetti giuridici ad annessioni territoriali illecite, di conseguenza è illecito qualsiasi riconoscimento di sovranità territoriale israeliana sul mare antistante Gaza. L’occupazione e l’annessione di territori palestinesi da parte di Israele è illecita, come da ultimo affermato dalla Corte internazionale di giustizia (International Court of Justice, Legal Consequences arising from the Policies and Practices of Israel in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, Advisory Opinion, 19 July 2024).
Ne consegue che come non è territorio israeliano Gaza, non sono israeliane le acque antistanti le sue coste, e qualsiasi affermazione di segno diverso da parte dei rappresentanti dello Stato italiano costituisce violazione dell’obbligo di non riconoscimento della situazione. Con riferimento all’intenzione dichiarata dalla Global Sumud Flottilla – conclude l’ASGI, l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione – di portare gli aiuti fino a Gaza nonostante il blocco navale istituito da Israele sin dal 2009, va precisato che anche in questo caso l’azione della Flottilla risulta conforme al diritto internazionale, e quindi perfettamente lecita, mentre costituisce violazione del diritto internazionale e illecito uso della forza ogni attacco alle navi della Flottilla messo in atto dallo Stato di Israele”.
Fabio Gigante








































