Nino Rocca, storico volontario palermitano, è sempre stato un radicale difensore dei più deboli. A 77 anni ha deciso di partecipare alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza. l’altroparlante lo ha raggiunto telefonicamente per capire quale sia la situazione attuale.
Dove siete in questo momento?
“Siamo al largo del Peloponneso. Ci stiamo dirigendo verso il punto d’incontro con le altre barche che sono salpate dalla Sicilia. Poi, tutti insieme, dovremmo dirigerci verso Gaza”.
Qual è la situazione a bordo?
“A bordo, a parte il fastidio del mal di mare, è sempre abbastanza disagevole. Il clima è abbastanza buono e siamo consapevoli del pericolo e della difficoltà. La cosa assurda è che la politica italiana, soprattutto il Governo, non è capace di bloccare questo genocidio, consentendo così a Israele la violazione di qualsiasi diritto internazionale. Anche oggi, sembra, ci siano stati un centinaio di morti per fame nella striscia e per noi, che siamo spinti da un sentimento autentico e umano, è inaccettabile. Queste barche, provenienti da ogni parte del mondo, dimostrano che alcune scelte debbano andare oltre la mera politica, devono partire dal senso di umanità”.
Per quanto riguarda i viveri che trasportate e destinati alla popolazione nella striscia di Gaza, invece, vi siete messi in contatto o avete avuto contatti con le autorità israeliane?
“I viveri che sono stati raccolti appartengono agli abitanti della striscia e non abbiamo nessuna intenzione di consegnarli agli israeliani”.
Dopo l’attacco subito dai droni dalle vostre imbarcazioni, tra di voi c’è chi ha paura? È aumentato il timore personale di alcuni?
“Il timore c’è, ma la cosa paradossale è che noi che stiamo rispettando il diritto internazionale. Non escludo che potremmo essere attaccati nelle acque internazionali ma, se così fosse, ci auguriamo che il Governo italiano ci tuteli. Il paradosso è che ospitiamo in Italia, ma anche in Grecia, soldati e soldatesse israeliani per ristorarsi dallo stress della guerra e il Governo si deve occupare della loro sicurezza”.
Quali sono gli obiettivi originari di questa missione?
“Stiamo andando a cercare la possibilità di costruire la pace. Noi siamo e saremo totalmente inerti. Se Israele, come ha già fatto giorni fa, lancerà i droni o avrà un atteggiamento belligerante nei nostri confronti, subiremo perché non abbiamo nessuna intenzione di reagire. Il nostro obiettivo è da un lato portare conforto alla popolazione della striscia che sta morendo di fame e, dall’altro, risolvere questo tremendo orrore del genocidio con gli unici strumenti possibili, quelli della diplomazia e della pace. Non vogliamo il conflitto con Israele, non vogliamo combattere, non vogliamo armi e non abbiamo armi a bordo. Non andiamo là, nessuno di noi, per combattere contro Israele. Andiamo là per liberare la popolazione inerme da questo orrore provocato da Israele. Non agire significa consegnare il mondo, e quindi il rapporto tra le nazioni, alla legge del più forte, e ciò non è ammissibile”.
Samuele Arnone








































