Nelle ultime ore il Mediterraneo è tornato a farsi teatro di tensioni: la Global Sumud Flotilla, il convoglio internazionale partito per rompere l’embargo su Gaza, è stata intercettata dalla marina israeliana. Diverse barche sono state fermate e gli attivisti condotti ad Ashdod, mentre le comunicazioni di alcuni equipaggi risultano disturbate o interrotte. Tra i fermati ci sono attivisti da tutta Europa e anche la giovane attivista svedese Greta Thunberg. Una sola imbarcazione, la Mikeno, sarebbe riuscita ad avvicinarsi alle acque di Gaza, prima di sparire dai radar.
È in questo scenario di incertezza che torniamo a parlare con Nino Rocca, a bordo della Lady J, una delle barche della flotilla. La nostra è la seconda intervista raccolta durante la navigazione: stavolta le sue parole arrivano dopo i primi contatti con le autorità israeliane, quando la rotta è ancora aperta e l’esito della missione resta appeso alla forza del mare e alla volontà degli uomini.
Come procede il viaggio?
“I tempi sono sempre molto lunghi con le barche a vela, però il nostro obiettivo è sempre quello di andare a Gaza come seconda ondata; l’obiettivo è rompere l’embargo, per interrompere questo genocidio e, soprattutto, riaffermare che il diritto internazionale deve essere rispettato nelle acque internazionali. Inoltre va rispettato anche il diritto del mare, perché le acque davanti a Gaza appartengono ai palestinesi e non agli israeliani: loro non hanno alcun diritto di bloccare, fermare e sequestrare imbarcazioni e passeggeri in quelle acque”.
Avete avuto contatto con gli israeliani? Siete stati abbordati?
“No, ancora no. Siamo a Creta e da qui punteremo verso l’Egitto per poi raggiungere Gaza”.
E come vi siete preparati all’eventualità di un abbordaggio, o comunque di un contatto, con gli israeliani?
“Nella maniera più “non violenta” possibile. Se ci sequestreranno, seguiremo la solita procedura: ci arresteranno, ci terranno un giorno o due e poi ci rimanderanno in Italia. La cosa importante è che loro devono capire che non sono i padroni del mondo, perché esistono diritti che devono essere rispettati: i diritti del mare e i diritti umani. Continuano a perpetrare impunemente un genocidio e sembra che questo non conti nulla, tranne per le popolazioni che lo stanno subendo. Noi andiamo avanti sull’onda delle manifestazioni, che sono sempre maggiori, e i popoli si stanno accorgendo di cosa significa Israele e cosa significa il mondo proposto da Israele, da Trump e da Meloni: un mondo senza diritti, basato sulla legge del più forte”.
Come si chiama l’imbarcazione su cui sei e soprattutto chi è il proprietario della barca?
“Si chiama “Lady J”. Il proprietario è un privato cittadino che ha voluto mettere a disposizione la sua barca, che guida lui, per condurci a destinazione”.
Avete preso contatti con la terraferma e riuscirete a raggiungere le coste di Gaza con il vostro programma di navigazione?
“Il programma è proprio questo: riunirci con gli altri delle “Madeleine”, con cui ci dobbiamo incontrare a Creta, dove stiamo approdando tra qualche ora. Da lì proseguiremo il percorso per arrivare a Gaza, o comunque fino a dove sarà possibile, fino a quando non ci fermano o non ci bloccano”.
Ma se doveste riuscire ad approdare a Gaza, cosa fareste concretamente?
“Se dovessimo approdare a Gaza, consegneremo gli aiuti che abbiamo con noi e andremo a visitare gli ospedali. Da lì lanceremo l’appello perché questo genocidio e questo embargo finiscano. Purtroppo è molto improbabile, perché i governi non hanno ancora capito che i popoli non vogliono un futuro di guerra. I governi, a cominciare da Meloni, si stanno preparando a una nuova corsa agli armamenti, perché credono che senza armamenti e senza guerre il mondo non possa andare avanti. No: il mondo può andare avanti, anzi è l’unico modo con cui il mondo potrà andare avanti — con i diritti umani e i diritti internazionali rispettati da tutti e con l’applicazione di quanto emesso dalla Corte Penale Internazionale. La Meloni sembra non capirlo e non lo capirà, perché il suo modo di pensare è completamente diverso dal nostro. È un personaggio autoritario e dittatoriale; è chiaro che stia seguendo le orme di Trump”.
Avete contatti con le altre imbarcazioni?
“Sì. C’è la “Mikeno” che è a largo di Gaza, però nelle ultime ore, a quanto pare, è scomparsa dai radar”.
Avete avuto contatti con la “Mikeno”?
“No, non abbiamo contatti diretti, ma ce l’aspettavamo. Alcune barche, forse qualcuna, sono riuscite per fortuna a sfuggire agli abbordi, come nel caso della “Mikeno”.
La vostra missione ha quindi lo scopo principale di creare un corridoio umanitario?
“Esattamente. Un corridoio umanitario che permetta la cessazione del genocidio e la rimozione dell’embargo, per permettere di aiutare la popolazione, così come previsto dal diritto. Noi siamo nel pieno diritto e non stiamo violando alcun diritto degli israeliani. Gli israeliani nelle acque della Palestina non hanno alcun diritto; sono loro che stanno violando il diritto, sia nelle acque internazionali sia, ancor più gravemente, in quelle territoriali di Gaza. Non si può permettere a Israele la continua violazione di qualsiasi diritto umano, nazionale e internazionale”.
Cosa dovrebbe fare la Corte internazionale?
“La Corte internazionale, che dovrebbe intervenire, deve operare per condannare tutti coloro che hanno commesso crimini contro l’umanità, Netanyahu in primo luogo. E se anche Hamas ha commesso crimini contro l’umanità, che venga anch’esso condannato. Ma non possiamo condannarlo noi: lo deve fare la Corte Penale Internazionale. Esiste un potere che è al di sopra delle nazioni, che abbiamo costituito dopo la Seconda guerra mondiale e poi con la Corte Penale Internazionale”.
Qual è il vostro messaggio verso le autorità israeliane e verso Netanyahu?
“Interrompere subito il genocidio e sbloccare l’embargo, perché si tratta prima di tutto di un crimine che dovrebbe essere riconosciuto da tutti; in secondo luogo, l’embargo è una violazione del diritto di una popolazione di poter essere assistita nella propria terra”.
Samuele Arnone








































