Il Movimento per la Giustizia – Art. 3 ETS ha promosso ieri pomeriggio, presso la Sala dei 99 di Palazzo Branciforte a Palermo, sede della Fondazione Sicilia, l’incontro dal titolo “Arte oltre le mura. Esperienze creative in carcere”.
Un convegno dedicato al tema della giustizia riparativa e al ruolo fondamentale della creatività nei percorsi di inclusione e trasformazione in ambito penitenziario.
Il Movimento per la Giustizia – Art. 3 ETS, nato dalla trasformazione del Movimento della Giustizia – Art. 3, gruppo associativo di magistrati costituito nel 1988, ha come obiettivo quello di diffondere forme di cultura libere da condizionamenti ideologici e di promuovere l’educazione alla legalità attraverso il confronto delle idee e il dialogo.
L’associazione coinvolge giuristi, educatori, scrittori e giornalisti, ovvero persone impegnate nei temi dell’educazione e della cultura, con particolare attenzione alla formazione dei giovani, affinché diventino cittadini e intellettuali capaci di offrire un contributo concreto al miglioramento della società in termini di libertà, rispetto delle diversità, condivisione e solidarietà.
L’appuntamento di ieri ha visto il dialogo tra Giovanna Brambilla, storica dell’arte ed esperta in educazione e mediazione del patrimonio culturale; Francesco Urbano Ragazzi, duo curatoriale attivo a livello internazionale; e Filippo Giordano, Professore Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università LUMSA.
A moderare l’incontro è stata Laura Barreca, professoressa di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
La conversazione è stata preceduta dai saluti istituzionali di Maria Concetta Di Natale, Presidente della Fondazione Sicilia; Dino Petralia, già Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Segretario del Movimento per la Giustizia ETS; e Anna Galioto, Presidente del Distretto AMI Palermo.
Attraverso il racconto di esperienze artistiche e formative condotte in diversi istituti penitenziari, il convegno ha offerto una riflessione critica sul potenziale rigenerativo delle pratiche creative, capaci di aprire spazi di ascolto, dialogo e responsabilità condivisa.
Le pratiche artistiche si configurano come strumenti di riparazione e di cambiamento, oltre che come leve per ripensare il sistema carcerario in una forma più umana e inclusiva.
L’incontro si inserisce nel più ampio impegno del Movimento per la Giustizia ETS, volto a promuovere iniziative di sensibilizzazione e confronto pubblico sui temi della giustizia sociale, della dignità della persona e della cittadinanza attiva.
Durante il convegno si è svolta anche una performance grafica live dell’artista Fabio Ingrassia.
Dino Petralia, magistrato in pensione e segretario del Movimento per la Giustizia ETS, ha dichiarato: “Quello del carcere è un contesto del disagio, dei distretti molto a cuore per il Movimento della Giustizia, un gruppo formato nell’88 da Giovanni Falcone, Armando Spataro, Giovanni Tamburino, Mario Alberighi e tanti altri magistrati importanti che si sono riuniti e hanno formato quello che doveva essere un anti-corrente: un sentimento di efficientismo della magistratura che si diversificava dalle situazioni del tempo, più legate al potere che al servizio”.
Tre anni fa questa fusione del Movimento è cessata e i magistrati sono confluiti in Area, gruppo progressista dell’ANM. Ma del movimento è rimasta l’anima, una missione ampliata in senso sociale: la giustizia come servizio alla società.
‘Arte oltre le mura’ è una rassegna di esperienze che hanno visto la pratica delle arti musicali, performative e teatrali come strumenti per la riabilitazione: ed è questo che conta davvero.”
Anna Galioto, presidente dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani – Distretto di Palermo, ha aggiunto: “Con questo convegno vogliamo accendere un faro: il carcere non è soltanto luogo di punizione, ma può essere anche abilitazione, riscatto, emotività, educazione. I progetti artistici per i detenuti promuovono benessere, espressione creativa e reinserimento sociale attraverso laboratori, mostre e interventi.
I relatori presenti hanno maturato esperienze significative in contesti dove l’arte è protagonista del cambiamento. Il problema è che, al momento, queste iniziative si concretizzano solo in pochissimi istituti penitenziari.”
Fabio Gigante








































