In questi giorni si svolge a Palermo il Disability Pride, ma cosa si è fatto in questi anni per rendere Palermo una città accessibile ed inclusiva?
“Intanto – afferma Pasquale Di Maggio, Garante per le persone con disabilità del Comune di Palermo – il Disability Pride ha il mio pieno appoggio. È un’iniziativa molto forte, utile a dare voce alle tante persone che altrimenti questa voce non avrebbero come manifestarla. Mi auguro – dice – che ci sarà un fiume di gente che parteciperà, perché è importante che questi diritti vengano sostenuti non soltanto da chi vive questi problemi, dalle loro famiglie e dalle associazioni che li sostengono, ma anche da tutta la città”.
“Ringrazio l’amministrazione comunale che in questi anni ha, molto spesso, risposto a quelle che sono state le mie richieste. Per adesso, in consiglio comunale c’è in approvazione il P.E.B.A. (Piano di eliminazione delle barriere architettoniche). Com’è noto noi partiamo da una situazione strutturale altamente complessa ma l’idea progettuale che mi è stata prospettata dall’assessore Maurizio Carta – continua Di Maggio – è proprio quella di una città che comincia a progettare sulla base di questi principi”.
“In questi anni il mio lavoro – aggiunge – è stato destinato a fare in modo che la cultura dell’inclusione diventi azione operativa e non sia soltanto una bella frase di circostanza, ma possa migliorare la vita delle persone che hanno queste difficoltà”.
“Tornando al Disability Pride – sottolinea il Garante per le persone con disabilità – è una manifestazione che ha la sua importanza, purché non rimanga fine a sé stessa. Che ci siano delle risposte alle esigenze che vengono manifestate, questo ci auguriamo tutti”.
“Noi facciamo molti incontri nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi. Non esiste, infatti, solo il dover abbattere le barriere architettoniche, quindi – spiega – un ostacolo fisico, ma ci sono anche delle barriere psicologiche che si frappongono alla vita di queste persone. Un’attività che è diretta a cambiare questa mentalità. È un’attenzione all’altro che va manifestata. E devo dire – conclude Pasquale Di Maggio – che in questi due anni le risposte ci sono state anche se la strada ancora da fare è tanta”.
Andrea Maria Rapisarda Mattarella







































