Dopo oltre dodici anni di silenzio e abbandono, ieri 3 Ottobre l’ex Museo della Scuola di via Alloro, nel cuore della Kalsa, ha riaperto le porte per ricominciare a vivere sotto una nuova veste: quella di Orbita, la prima Casa della Partecipazione di Palermo. Un luogo che non è solo spazio fisico, ma un laboratorio di cittadinanza attiva, nato dal primo patto di collaborazione tra il Comune e le associazioni locali per la gestione condivisa di un bene comune.
Il progetto, promosso dalle associazioni neu[nòi] – spazio al lavoro, Sguardi Urbani, Idea e Azione e Teatro Atlante in stretta collaborazione con il Comune di Palermo, rappresenta una tappa storica per la città Per la prima volta un immobile pubblico dismesso diventa simbolo concreto del regolamento sulla gestione condivisa dei beni comuni, trasformandosi in un hub di quartiere aperto, inclusivo e multifunzionale. Questo è senza dubbio un segnale che racconta come dalle ferite della città possano nascere opportunità nuove se cittadini e istituzioni scelgono di lavorare insieme, in sinergia, verso un bene comune.
“Abbiamo scelto il nome Orbita perché la partecipazione non è statica, ma un movimento continuo – ha spiegato Michelangelo Pavia, tra i promotori del patto – Vogliamo che questo sia un campo gravitazionale per la cittadinanza attiva, uno spazio in cui ogni idea, progetto o gruppo trovi la propria traiettoria senza mai restare isolato”.
Il percorso che ha condotto alla nascita della Casa della Partecipazione è stato esso stesso un esercizio di democrazia dal basso: un laboratorio che ha coinvolto associazioni, abitanti e la Prima Circoscrizione. Ed è proprio questo processo condiviso a fare di Orbita stessa non un episodio isolato, ma un modello replicabile in altri quartieri di Palermo e, persino, oltre i confini cittadini.
All’inaugurazione era presente Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo, che ha dichiarato “Il mio apprezzamento va a questo luogo e allo spirito che lo ha rigenerato ma anche al nome che è stato scelto, perché in fisica l’orbita ha reazioni interessanti col contesto in cui agisce“.
L’assessore all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera Maurizio Carta lo definisce “un primo tassello di una strategia di coproduzione dello spazio urbano”. Per la prima volta, infatti, la partecipazione trova una “casa” reale, un luogo dove incontrarsi, discutere, progettare. Non solo mura rinnovate, ma un motore che accende reti sociali, culturali ed economiche, destinato a “invadere” con la sua energia partecipativa il quartiere e il centro storico. “Con l’inaugurazione della Casa della partecipazione in via Alloro si concretizza il patto di collaborazione stipulato tra il Comune di Palermo e le associazioni neu [nòi] – spazio al lavoro, Sguardi Urbani, Idea e Azione e Teatro Atlante, tutte attive da anni sul territorio – ha dichiarato Maurizio Carta – L’istituzione della prima Casa della Partecipazione dedicata all’area Kalsa è un primo tassello di una strategia di coproduzione dello spazio urbano che l’Amministrazione sta portando avanti anche come parte del processo di redazione del nuovo piano urbanistico generale. La Casa della Partecipazione promossa dalla cittadinanza attiva in collaborazione con il Comune vuole essere un punto di incontro stabile tra cittadine, cittadini, istituzioni e portatori di interesse.
Da oggi la partecipazione, oltre a essere un processo indispensabile, ha anche una casa civica, aperta e collaborativa: uno spazio reale che riqualifica un luogo, riattiva reti e diventa esso stesso l’innesco della rigenerazione urbana. Non sarà un luogo confinato dentro le sue mura, ma sarà aperto al territorio e, sono certo, invaderà il quartiere e forse tutto il centro storico della sua energia partecipativa a supporto di strategie urbanistiche, sociali, culturali ed economiche. Il patto di collaborazione impegna il Comune e le associazioni che gestiranno la Casa della Partecipazione a coinvolgere in questo percorso tutte le realtà interessate a collaborare, perché è un progetto collettivo che prevede un confronto costante con La Giunta, il Consiglio e la Prima Circoscrizione nella convinzione che solo una relazione continua tra abitanti e amministrazione possa generare trasformazioni reali e durature. Ringrazio Michelangelo Pavia e tutti i proponenti del patto per aver reso concreto un nuovo modo di co-produrre beni comuni”. “In un territorio così delicato come questo – ha dichiarato Mimma Calabrò, assessore alle Politiche Sociali a margine dell’inaugurazione – le associazioni che interagiscono con i giovani e con i giovanissimi sono importanti. Innanzitutto perché i più piccoli, quindi i giovanissimi, vanno educati, vanno accolti in un pensiero civico, in una cultura di cittadinanza che deve essere inclusiva e partecipativa. I ragazzi un po’ più grandi, invece, con tutto quello che stiamo vivendo adesso, tra malamovida ed episodi poco piacevoli, possono comprendere quali siano le norme del coinvolgimento, un possibile volano per invogliarli a una partecipazione attiva, costruttiva e effettiva dal territorio che vivono”. “Contrastare questi fenomeni – conclude Calabrò – con una presenza positiva, una presenza di cultura e di partecipazione, iniziative come questa per la quale siamo qua, può creare un effetto moltiplicatore”.
Il programma delle attività testimonia la concretezza del progetto: sportelli informativi per le famiglie, laboratori teatrali e linguistici, book club, servizi di supporto scolastico. Tutto ispirato a principi di “Do-crazia”, reciprocità e trasparenza, per garantire una governance inclusiva e aperta.
Un aspetto innovativo del progetto Orbita, la nuova Casa della Partecipazione della Kalsa, è proprio il coinvolgimento di persone in percorsi di giustizia riparativa, che parteciperanno alla cura e alla manutenzione del bene comune, trasformando la cura della città in occasione di crescita personale e comunitaria.
Questa collaborazione, già attiva grazie all’associazione “Idea e Azione” è volta alla cura di parte del quartiere e sarà potenziata all’interno di Orbita. C’è tanto lavoro da fare ma questo non spaventa, anzi. Non mancano le difficoltà e gli ostacoli, infatti Liboria Di Baudo, responsabile dell’associazione, afferma: “Il maggiore ostacolo è stato senza dubbio il pregiudizio. C’è chi fatica a riconoscere che chi ha commesso un errore possa avere un ruolo attivo nella comunità. Passare dalla cura della propria casa alla cura della ‘casa di tutti’ sviluppa senso di appartenenza. Non a caso sulle nostre casacche c’è scritto: la cura della città è cura di sé”.
Orbita diventa così uno spazio di dialogo tra cittadini e istituzioni. “È necessario imparare a dialogare senza confliggere: non per vincere, ma per trovare soluzioni – aggiunge Di Baudo – È chiaro che le opinioni possono divergere, ma l’obiettivo comune deve restare al centro: dare risposte concrete al quartiere. Per questo lavoriamo con sportelli di ascolto, doposcuola, attività di giustizia di comunità e molto altro. È necessario imparare a dialogare senza confliggere: non per vincere, ma per trovare soluzioni. Lo dico spesso: oggi più che mai abbiamo bisogno di spazi dove si costruisce pace, anche quando non si rinuncia alle proprie idee”.
La sfida oggi non è solo prefissarsi di raggiungere un nobile ed utile obiettivo ma è anche garantire sostenibilità e continuità al progetto stesso: “Abbiamo – prosegue Di Baudo – quattro anni di sperimentazione davanti a noi. Esiste già un regolamento con principi chiari che guiderà il percorso. È uno spazio gratuito, aperto, dove ognuna delle quattro associazioni coinvolte mette in gioco tempo, energie e competenze. Ci sono progetti che attingono a fondi europei e altri che contano sulla gratuità dei servizi offerti. La sostenibilità si costruisce con la responsabilità condivisa: crediamo che destinare parte del proprio tempo e delle proprie risorse al bene comune sia già la garanzia che questo modello possa reggere”.
Dunque, quale contributo potrà dare Orbita alla formazione civica del quartiere? “La partecipazione ha una dimensione educativa fortissima. Non basta parlare di cittadinanza attiva, bisogna viverla – sostiene la responsabile di Idea e Azione – Quando abbiamo aperto le porte, dopo mesi di preparazione, nessuno nel quartiere ci ha chiesto ‘che ci fate qui?’, al contrario: tutti hanno detto ‘finalmente’. Questo ci ha confermato che c’è una forte disponibilità. Da qui parte il nostro lavoro: ascoltare i bisogni reali, non proiettare le nostre idee. È un processo che unisce ascolto, azione e formazione. Se apriamo un doposcuola, ci saranno volontari pronti a mettersi in gioco; se curiamo una via del quartiere, vogliamo che diventi simbolo di cura condivisa. La vera sfida è trasformare le abitudini e restituire senso alla partecipazione come esperienza concreta di responsabilità e identità comunitaria”.
Accanto alle associazioni promotrici, il sostegno del progetto europeo New Inherit e il finanziamento dell’ 8 x 1000 della Chiesa Valdese contribuiscono a rafforzare questa importante iniziativa, assicurando in tal modo una continuità e uno sviluppo costruttivo.
Ma il valore di Orbita va oltre l’elenco delle attività. La sua forza sta nell’essere un simbolo di rinascita: un luogo abbandonato che si trasforma in presidio di comunità, un segnale che Palermo può rigenerarsi partendo dalle persone.
È un esperimento di fiducia reciproca, in cui istituzioni e cittadini scelgono di scommettere su un futuro condiviso. Dalla Kalsa, cuore antico e contraddittorio della città, parte così un messaggio di speranza: una città più vivibile, solidale e partecipata è possibile. Orbita ne è la prova concreta e al contempo la promessa: che un altro modo di costruire il futuro, insieme, non solo si può immaginare, ma si può realizzare.
Come è adesso:
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Come era prima:
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Federica Dolce








































