Come si può costruire una società davvero giusta se il rispetto non diventa un gesto quotidiano, un’abitudine, un modo di pensare? È da questa riflessione che ieri ha preso forma il convegno “Rispetto delle donne: una cultura in progress”, un incontro che ha unito diritto, cultura e impegno civile in un’unica voce.
Ieri, sabato 11 ottobre, alle ore 9:00, nell’elegante cornice dell’Auditorium di Villa Zito – Fondazione Sicilia, si è svolto l’incontro, sostenuto dalla Fondazione Sicilia e promosso da UCID Palermo, Zonta E-Club Roma Parioli e AIDU Sicilia, nell’ambito delle celebrazioni del centenario di Andrea Camilleri, promosse dal Fondo Andrea Camilleri e dal Comitato Nazionale “Camilleri 100”.
L’iniziativa ha avuto il patrocinio della Settimana delle Culture, della Regione Siciliana – Assessorato alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, dell’Associazione Fondo Andrea Camilleri di Roma, del Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema, del periodico Le Nuove Frontiere della Scuola, de La Medusa Editrice e della Mondadori Store.
La data non è stata scelta a caso: il convegno si è tenuto nella “Giornata Internazionale delle Bambine”, istituita dalle Nazioni Unite per riconoscere i diritti delle bambine e delle adolescenti nel mondo. Un segnale forte, che lega il tema del rispetto alla crescita culturale e civile delle nuove generazioni.
Già dalle prime ore del mattino l’Auditorium era affollato, con la presenza di un pubblico numeroso e partecipe, segno di un interesse autentico e di una grande sensibilità verso il tema.
L’incontro, aperto dall’avvocata Antonella Aiello, consigliera UCID Palermo e socia Zonta E-Club Roma Parioli, ha visto i saluti istituzionali della professoressa Maria Concetta Di Natale, presidente della Fondazione Sicilia, della dottoressa Flavia Adalgisa Distefano, presidente Zonta E-Club Roma Parioli, e del professor Salvatore La Rosa, presidente UCID Palermo e AIDU Sicilia.
Le due sessioni dell’evento. La prima parte della sessione dell’evento ha messo in luce le criticità del sistema di tutela e la necessità di una giustizia che non si limiti a punire ma che sappia prevenire e formare. La seconda ha ricordato che la cultura e la narrazione sono strumenti potentissimi per cambiare lo sguardo e restituire dignità.
Prima sessione: “Novità legislative e politiche sociali per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere: obiettivi e strumenti di tutela”
Moderata dalla giornalista del Tgs, Marina Turco, la prima sessione ha riunito Piergiorgio Morosini, Presidente del Tribunale di Palermo, Laura Vaccaro, procuratrice aggiunta della Procura della Repubblica di Palermo, Dario Greco, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, Nunzia Albano, assessora regionale alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, e Gioacchino Lavanco, docente di Psicologia di Comunità all’Università di Palermo. Il confronto si è concentrato sul tema della violenza di genere e sulla responsabilità collettiva di fronte al silenzio sociale. È stato ricordato l’episodio della violenza avvenuta a Palermo nel 2023, in un cantiere abbandonato, sotto lo sguardo indifferente di molti. Un fatto che ha sollevato una domanda inquietante: “Che cosa racconta di noi, oggi, il silenzio davanti alla violenza?”
«Ci sono responsabilità individuali, certo – ha detto Morosini – ma la nostra comunità cosa esprime con l’insensibilità di fronte a simili condotte? Serve un cambiamento di mentalità, non basta punire, bisogna educare, soprattutto gli uomini. La risposta affidata al carcere, come neutralizzazione del pericolo, è insufficiente. È importante una giustizia riparativa. Dobbiamo capire se le nostre strutture sono davvero adeguate e formate per questo tipo di servizio». Sollecitato da Marina Turco, Morosini ha poi ricordato con orgoglio l’assunzione al Tribunale di Palermo della prima donna magistrato di origini srilankesi, definendola “un successo per la città e un fiore all’occhiello della magistratura palermitana”. Ha evidenziato inoltre le difficoltà dei percorsi di recupero per i soggetti maltrattanti, spesso accessibili solo a chi dispone di risorse economiche: “Esistono disparità di classe sociale e poi bisogna individuare gli enti adeguati e capaci per questo tipo di percorsi”.
Durante la sessione è stato ricordato anche un dato significativo: cinquemila procedimenti su diecimila riguardano abusi e violenze sulle donne. Si è parlato del ruolo della scuola e della famiglia come primi luoghi di educazione al rispetto.
“Gli insegnanti possono completare il lavoro, ma la prima responsabilità resta nella famiglia”.
Ampio spazio è stato dedicato all’idiozia della bellezza, espressione usata per denunciare la distorsione culturale che riduce la donna a corpo e immagine. È stato ricordato come negli anni Ottanta lo slogan “Il corpo è mio” sia stato travisato e trasformato in un messaggio consumistico: “Abbiamo insegnato alle bambine che la bellezza estetica è un valore e che la visibilità è una scorciatoia per il successo. È tempo di ribaltare questa idea”.
Seconda sessione: “Complessità, sfide e bellezza del mondo femminile nella narrazione di Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri”.
Moderata dal professor Salvatore Ferlita, la seconda sessione, ha visto gli interventi dei giornalisti e scrittori Gaetano Savatteri e Felice Cavallaro e dell’attore Alessio Vassallo che ha interpretato ruoli importanti in opere tratte dai romanzi dello scrittore Camilleri. Il dialogo ha spostato la riflessione dal diritto alla letteratura. Si è parlato della rappresentazione della donna nelle opere di Sciascia e Camilleri, due autori che, in modi diversi, hanno restituito alla figura femminile spessore, intelligenza e forza morale. Camilleri, in particolare, ha raccontato donne vive, reali e simboliche, che attraversano la passione, la lucidità, la fragilità e la capacità di resistere. Donne che portano dentro la complessità del mondo, ma anche la sua possibilità di cambiamento.
Come ha sottolineato la professoressa Maria Concetta Di Natale, presidente della Fondazione Sicilia, presente all’incontro e durante la nostra intervista, “la cultura deve diventare un atto di responsabilità verso la comunità e verso le nuove generazioni”.
A conclusione dell’evento è stato presentato il libro di Arianna Mortelliti: “Quel fazzoletto color melenzana”. La sintesi delle relazioni sarà pubblicata dal periodico “Le nuove frontiere delle scuole”- La Medusa Editrice .
Dorotea Rizzo








































