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Mer, 12 Nov 2025
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Arrivano le scuse di Gioacchino Natoli alla famiglia Borsellino

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L’ex presidente della Corte d’appello Gioacchino Natoli chiede scusa alla famiglia Borsellino per le frasi intercettate e trasmesse su Lo Stato delle Cose di Massimo Giletti.

Chiedo scusa alla famiglia Borsellino e alla Signora Agnese”. Sono queste le parole che l’ex presidente della Corte d’appello di Palermo, Gioacchino Natoli, affida a una lettera diffusa dal suo legale, l’avvocato Fabrizio Biondo. Si tratta delle frasi intercettate in un dialogo avvenuto nella sua abitazione e rilanciate dalla trasmissione di Massimo Giletti Lo stato delle cose andata in onda su Rai3 il 22 settembre scorso. “Giletti – scrive Natoli – ha ritenuto doveroso dare conto di una intercettazione, avvenuta dentro casa mia, nella quale, parlando con mia moglie e sua figlia, ho pronunciato parole di cui mi dispiaccio profondamente nei confronti dei figli e della vedova del compianto Paolo Borsellino”, prosegue l’ex pm Natoli chiedendo scusa alla famiglia Borsellino.

Gioacchino Natoli è oggi indagato a Caltanissetta per il mancato approfondimento di indagini trasmesse dalla Procura di Massa Carrara nel 1991, legate al filone Mafia-appalti. In questo contesto, quindi, è stato intercettato sia nelle conversazioni telefoniche con l’ex collega Roberto Scarpinato, oggi senatore del Movimento 5 Stelle, sia tra le mura domestiche. “Non prendo qui posizione sulla barbara divulgazione di frasi pronunciate nel contesto più privato che esista – prosegue Natoli – Siccome, però, quelle parole sono ormai pubbliche e hanno provocato comprensibile, immenso dolore in chi di dolore ne ha già provato troppo, voglio chiedere pubblicamente scusa ai familiari di Paolo Borsellino, che non meritavano certo quest’ulteriore supplizio”.

Nella lettera Natoli spiega anche il contesto emotivo in cui sarebbero, a suo dire, maturate quelle parole: “Vorrei solo evidenziare che quelle parole sono state pronunciate a distanza di qualche giorno da quando ho saputo di essere indagato per l’infamante ipotesi di favoreggiamento aggravato alla mafia: notizia sconvolgente, che mi ha prodotto tale e tanta disperazione e rabbia da farmi perdere lucidità e senno” e ancora: “Disperazione perché, a quasi ottant’anni, tutto avrei pensato, dopo una vita trascorsa a combattere la mafia, fuorché di poter essere indagato per averla favorita. Rabbia, perché l’inchiesta è stata preceduta da un violentissimo attacco da parte dell’avvocato Fabio Trizzino, che nessuno dei figli del dottor Borsellino (che ho visto crescere e ai quali, in particolare a Manfredi, sono sempre stato vicino) ha invitato, quanto meno, a maggiori cautele verbali”.

La chiusura della lettera è un ritorno alla richiesta di perdono: “In questo alterato stato emotivo, sconvolto da disperazione e rabbia, mi sono scappate – tra le mura di casa mia – parole che, in un momento di lucidità, non avrei mai detto, semplicemente perché non le penso né le ho mai pensate. E mi scuso soprattutto per aver tirato in ballo, d’impeto, anche la Signora Agnese, che con garbo, decoro e sobrietà ha sempre custodito la memoria del marito, tramandandone i valori” conclude.

Nessuna parola è stata aggiunta, invece, per far meglio comprendere quale fosse il contesto dello scambio di battute con l’ex magistrato e oggi Senatore del M5S Roberto Scarpinato, che invece su Il Fatto Quotidiano ha argomentato, riguardanti la sua audizione in Commissione Antimafia.

Roberto Greco

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