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Mer, 12 Nov 2025
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La trappola del mistero: come le sette conquistano i fragili

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Dal satanismo razionalista alle psicosette online: Fra Mauro Billetta analizza le nuove forme di culto che si diffondono in Sicilia e non solo. Un racconto che attraversa Halloween, il bisogno di appartenenza e la crisi della fede contemporanea

Il mondo delle sette e dei nuovi fenomeni religiosi è ampio e profondo, come un abisso oscuro in cui è facile perdersi. È un mondo che non perdona i momenti di fragilità, e che è pronto ad inghiottirti mentre meno te lo aspetti. Manipolazioni psicologiche, lavaggi del cervello e violenze fisiche e verbali piegano l’individuo alla volontà del gruppo o del guru, tutto in nome del potere e del denaro. Abbiamo già affrontato in una serie di articoli il mondo delle sette e dell’occultismo in Sicilia, ma per aiutarci a muoverci in questo torbido pantano, e con Halloween appena passato, abbiamo parlato con Fra Mauro Billetta, parroco di Danisinni, esorcista della Diocesi di Palermo e psicologo. Un parroco in prima linea, che si è occupato in passato di tossicodipendenze, di crisi di tipo psicologico e spirituale.

Fra Mauro, qual è oggi il panorama delle sette in Sicilia?

Diciamo che la Sicilia è abbastanza interessata dal fenomeno. Bisogna però capire bene di cosa parliamo quando diciamo “sette”: ci sono le psicosette, le sette di ordine satanico, le congreghe, e persino delle lobby di potere che operano secondo logiche settarie.
Insomma, il panorama è ampio. Ci sono gruppi a conduzione settaria un po’ ovunque, sia nella Sicilia orientale che in quella occidentale.

Ci sono forme più diffuse? Parliamo di realtà isolate o di gruppi strutturati?

Oggi abbiamo entrambe le cose. Ti spiego: prima, per accedere a certi gruppi satanici, bisognava essere introdotti da qualcuno, c’era una selezione molto rigorosa.
Oggi invece, con internet e addirittura con l’intelligenza artificiale, è tutto accessibile.
Ciò che un tempo era riservato agli iniziati, oggi è a portata di mano. In pochi minuti, una persona può trovarsi dentro un forum, o a seguire rituali passo passo.
Perfino l’intelligenza artificiale è in grado di generare un rituale satanico: basta inserire alcune parole, e ti restituisce gesti, formule, simbologie.
E se poi qualcuno, anche solo per gioco o curiosità, comincia a metterli in pratica, si espone a qualcosa di serio, a un’azione che può anche diventare spiritualmente pericolosa.

Ha riscontrato casi concreti di persone coinvolte in queste realtà?

Come esorcista della diocesi di Palermo incontro spesso persone che, in un modo o nell’altro, si sono esposte a pratiche occulte o a esperienze di tipo settario. Però devo dire una cosa importante: il 95% delle persone che si rivolgono a un esorcista non ha problemi di natura spirituale, ma psicologica. Il restante 5%, invece, sì: lì troviamo disturbi spirituali veri, e talvolta anche casi seri, di possessione o vessazione.

Ma è fondamentale trattare questa materia con grande delicatezza, perché c’è molta confusione, soprattutto alimentata dai media.

Cosa porta una persona ad avvicinarsi a una setta? Qual è il loro modo di agire, il cosiddetto “modus operandi”?

Di solito accade in momenti di fragilità. Una persona attraversa un lutto, una separazione, un fallimento, una crisi economica, e in quel momento viene “agganciata”.
Il gruppo si mostra accogliente, disponibile, protettivo. È quello che noi chiamiamo “bombardamento d’amore”: la persona si sente valorizzata, capita, ascoltata.
Poi arriva il leader, il guru, che la mette al centro dell’attenzione, la fa sentire speciale.
Dopo questa fase iniziale, inizia la vera manipolazione: la persona comincia a sentire contestati i propri valori, il proprio modo di pensare. All’inizio reagisce, ma poi inizia a sentirsi in colpa, isolata. Gli amici, la famiglia, vengono allontanati.
A quel punto, l’unico riferimento diventa il gruppo, e lì scatta la sottomissione: spesso attraverso il ricatto, la paura, persino la minaccia del demonio. È un meccanismo di controllo totale, che annienta psicologicamente la persona.

C’è quindi una vulnerabilità di fondo nelle persone che finiscono in questi gruppi?

Sì, assolutamente. Viviamo in una cultura che esaspera l’individualismo. L’idea di comunità è debole, i legami familiari e sociali si sgretolano.
E così l’individuo, rimasto solo, si riempie di vuoti: nasce un delirio narcisistico, oppure una grave disistima. In entrambi i casi, la persona è fragile.
Da un lato c’è chi cerca potere e riconoscimento; dall’altro chi cerca accoglienza e valore. E i gruppi settari si inseriscono esattamente lì. Ti danno importanza, ti offrono un senso, un posto nel mondo. E così ti agganciano.

Quali sono le principali tipologie di sette presenti oggi?

Abbiamo diversi tipi di gruppi.
Ci sono le sette occultiste, che praticano magia, riti, e cercano potere attraverso la Wicca o altre forme di stregoneria. Questi circoli sono abbastanza diffusi anche in Sicilia.
Poi ci sono i gruppi satanici, che si dividono in due grandi categorie: quelli che si sottomettono realmente al male, in modo consapevole e quelli del cosiddetto satanismo razionalista, che non credono al diavolo ma lo usano come simbolo di libertà assoluta, di ribellione a ogni regola.
E infine c’è il satanismo acido, legato all’uso di droghe e a una certa musica estrema, come l’heavy metal o la techno più dura.
Questi gruppi usano la musica e le sostanze per alterare i ritmi biologici, creare stati di coscienza alterata, e da lì credono di avere esperienze extrasensoriali. In realtà, si espongono a rischi psicologici e spirituali enormi.
Basti pensare al caso delle “Bestie di Satana”, che si ispiravano proprio a questi ambienti.

Come vi rapportate, come diocesi e come esorcisti, con le Forze dell’Ordine?

Collaboriamo, ovviamente, ma non è semplice.
Quando c’è un reato evidente – violenze, abusi, truffe – allora scatta la denuncia.
Ma oggi è complicato, perché il reato di plagio non esiste più. E così, anche quando una persona è evidentemente manipolata, spesso non è creduta.
Mi è capitato più volte: porti un caso, ma ti dicono “non possiamo fare nulla”.
A meno che non ci sia stata una violenza fisica, sessuale o patrimoniale, è difficile dimostrare la manipolazione.
Molti adepti donano spontaneamente soldi o beni al gruppo, e questo, giuridicamente, li rende complici, non vittime.
Ci sarebbe bisogno di una formazione specifica nelle Forze dell’Ordine. Qualche anno fa c’era un corso a Roma, organizzato con la Comunità Giovanni XXIII e padre Aldo Buonaiuto, ma erano esperienze isolate. Oggi mancano nuclei specializzati su questo tipo di fenomeni.

Passando ad Halloween, è vero che ha un significato particolare per i gruppi esoterici e satanici?

Sì, in parte. Bisogna fare un discorso ampio. Halloween nasce da una festa pagana, quella di Samhain, celebrata dai druidi nei territori della Britannia. Era un periodo di sacrifici, offerte e riti che segnavano il “capodanno” del mondo celtico.
Con l’avvento del Cristianesimo, questa festa venne soppiantata dalla festa di Tutti i Santi, per evangelizzare quei popoli.
Ma oggi, con la spinta consumistica americana, Halloween è tornata in forma di moda, di gioco.
Il problema è che dietro quella maschera giocosa — “dolcetto o scherzetto” — c’è un simbolismo antico: l’offerta alla divinità per placarla.
Ora è diventata una festa commerciale, ma le sue radici rimandano al culto del macabro e dell’oscurità.
Ed è qui che alcune organizzazioni, come la Wicca o i gruppi satanici, si inseriscono: per loro quella notte, tra il 31 ottobre e l’1 novembre, è davvero un momento liturgico, una specie di “capodanno spirituale”.

Quindi c’è davvero un legame tra Halloween e pratiche esoteriche? O sono solo paure infondate?

Direi che ci sono due livelli. Il primo è culturale: la festa, così come viene vissuta oggi, è in gran parte superficiale, commerciale. Il ragazzino che si maschera non sta certo facendo un rito satanico.
Ma il secondo livello è più profondo: dietro la moda culturale si muove una realtà che esiste, quella di chi pratica realmente l’occultismo.
Non bisogna demonizzare, ma nemmeno banalizzare.
Il problema nasce quando Halloween entra nei programmi scolastici, come se fosse una festa educativa. Non ha valore pedagogico, perché veicola un immaginario di paura, aggressività, orrore. Noi dovremmo educare alla luce, alla relazione, alla pace. Invece viviamo una società schizofrenica: parliamo di pace e alimentiamo la guerra, parliamo di bene e diffondiamo il macabro. E poi ci chiediamo perché c’è tanta aggressività.

Si potrebbe dire che anche la festa dei morti, o il Día de los Muertos in Messico, ha elementi macabri. È la stessa cosa?

No, è molto diverso.
La festa cristiana dei Santi e dei defunti è una celebrazione della vita, non della morte. Tutti i Santi ci ricordano che l’uomo è fatto per il cielo, che la sua vocazione è la santità. La commemorazione dei defunti, il giorno dopo, è una festa di amore, di ricordo e di speranza nella vita eterna.
In Messico, il Día de los Muertos ha radici precolombiane, ma l’evangelizzazione gli ha dato un senso nuovo: la morte come passaggio, non come fine.
Per il cristiano la morte è vinta dall’amore, è “sorella morte”, come dice san Francesco.
Chi non vive questa fede, invece, organizza la propria vita attorno alla paura della morte, e quindi attorno al possesso, al potere, alla ricerca di piacere illimitato.
L’occultismo e il satanismo nascono proprio da lì: dalla brama di potere, dalla paura di perdere.
Il cristianesimo, al contrario, è spoliazione, è dono, è fiducia.
Ecco perché non possiamo considerare certe mode solo “innocue”: sotto, molto spesso, c’è un orientamento che è l’esatto contrario del messaggio evangelico.

Samuele Arnone

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